UN RICORDO

Ogni tempo ha i suoi uomini, uomini normali che devono scegliere sospinti dagli eventi che investono la vita sconvolgendola alla radice… eventi come la guerra civile.

Questa è la storia di un giovane, Calvi Luigi soprannome Geni, che sceglie di unirsi alle forze partigiane che si stavano formando sui monti di casa, in Val di Corteno piccola valle laterale della Val Camonica, nell’autunno del 1943. Perché una scelta del genere? A 17 anni come si sceglie? Il 25 novembre 1943 è il giorno in cui dovrebbero presentarsi ai comandi repubblichini i giovani delle classi 1923, ’24, ’25. Lui è del ’26 quindi la sua scelta non è per fuggire alla chiamata di leva ma i motivi sono anche altri. L’altruismo che lo distingueva, l’ambiente famigliare, il paese, la sua valle che abbraccerà e affiancherà quasi totalmente la causa partigiana. Questo nonostante la morte in agguato (destinato alla fucilazione e poi oggetto di scambio); gli affetti sacrificati (una donna mai potuta sposare ed un figlio nato). Un uomo talmente normale che anche la sua morte non è in combattimento, anche se ha partecipato a lotte cruente, ma a causa di una semplice peritonite….

21.02.1926 a questa data nel registro parrocchiale dei battezzati è segnato: Calvi Luigi figlio di Luigi di Luigi e di Pedrotti Maria di Pietro nacque l’altra sera ed oggi sudetto venne da me sottoscritto battezzato. Al fonte battesimale da padrino suo zio paterno Calvi Battista e da madrina sua zia parimente paterna Calvi Lucia vedova Sonetti.

E’ il terzo figlio di Luigi e Maria che di figli ne avranno sei. E’ il primo maschio e quindi è battezzato Luigi, come il padre e il nonno e così da secoli in una famiglia che ha il soprannome di Luisecc. E’ una famiglia patriarcale che si allarga e aggiunge un pezzo di casa per ogni figlio che si sposa e nel “Curtif dei Luisecc” vede cinque nuclei famigliari.

Una povera agricoltura, qualche mucca, qualche lavoro lontano da casa in “galleria” come minatore, che il padre è costretto a fare, e la famiglia di Luigi tira avanti e cresce. Montagne e boschi, qualche campo coltivato a segale, orzo o patate, una nidiata di cugini, fanno da sfondo alla sua infanzia.

Ottobre 1932 inizia la scuola elementare.

23.10.1935 riceve il sacramento della Cresima.

1937 finisce la 5a elementare. A scuola é molto vivace ma intelligente. Ama soprattutto Geografia e Matematica. Il maestro Bianchi lo indirizzerà al Collegio Rebaudengo di Torino per continuare gli studi. In questo periodo gli viene dato il soprannome di Geni che conserverà, poi, come nome di battaglia nelle formazioni partigiane.

1938-1939 frequenta il Collegio Rebaudengo dei Salesiani a Torino, primo anno di sarto. Avrebbe voluto iscriversi al corso di Meccanica ma non c’era posto.

1940- dal 4 luglio al 5 ottobre lavora, assieme al padre, con l’impresa S.A.L.C.I. alla costruzione della Diga al Lago Benedetto in Val d’Avio.

1942- dal 13 aprile al 17 agosto del 1943 lavora, sempre col padre, con l’impresa L’Idraulica S.C. nel cantiere di Castel Verres in Val d’Aosta.

1943- dal 15 ottobre al 27 novembre lavora con l’impresa di costruzioni ing. Franco Morandini di Bormio.

Nei periodi passati a casa lavora la povera campagna di famiglia e va a giornata come bracciante agricolo.

Autunno 1943 si unisce ai partigiani delle “Fiamme Verdi”. Il gruppo è il C12 (nome che viene assegnato in quel periodo al gruppo di ribelli della val di Corteno; C sta per valle Camonica). Al primo maggio del ’44 è di stanza a Rongai; ai primi di luglio si spostano a Badoi e poi a Pler sulle pendici del monte Padrio e quindi a Remont, una località sopra Corteno di fronte al monte Padrio.

28 agosto 1944 parte con una quindicina di uomini al comando di Leone (Rodondi Bortolo) per la Valtellina dove, secondo accordi, avrebbero acquistato armi per armare i nuovi nuclei di ribelli che si andavano formando. Arrivati a Carona si sistemano in una baita dove avrebbe dovuto raggiungerli, proveniente da Sondrio, un autocarro con le armi. Nessuno si fa vedere. Leone e due uomini scendono a S. Giacomo di Teglio. Fermati i compagni, Leone prosegue in perlustrazione da solo ma circondato dai fascisti non riuscendo a sganciarsi protegge i compagni che grazie a lui riescono a fuggire. Quelli rimasti a Carona mandano staffette a Corteno per portare la notizia della morte di Leone e a Sondrio per cercare nuovi contatti coi fornitori di armi. Si spostano in una baita sopra Carona e aspettano. Alcune spie li individuano e il 31 all’alba sono circondati dai fascisti. Dopo un combattimento, durante il quale i partigiani sparano tutte le loro munizioni, vengono catturati. I superstiti, picchiati e insultati, vengono tradotti a Sondrio dove le torture per i vivi continuano. Destinati alla fucilazione vengono liberati il 10 settembre con uno scambio di ostaggi che i partigiani hanno catturato nei giorni precedenti.

Nella primavera del 1944, dal 15 marzo al 10 giugno, mentre svolge le sue azioni di partigiano, figura di essere dipendente, come boscaiolo, dell’impresa Marniga Bortolo di Edolo.

Dicembre 1944 gli uomini che possono trovare una sistemazione priva di pericoli vengono inviati in licenza invernale; Geni è fra questi. A casa di pericoli ce ne sono sempre; riesce a sfuggire ai fascisti che avevano circondato la casa scappando da una finestrella. Salvo brevi contatti ritornerà al reparto il 21 febbraio del 1945 giusto in tempo per la prima battaglia del Mortirolo.

Le forze partigiane dislocate nelle varie località vengono fatte convergere tutte nella zona fra il monte Padrio e il Mortirolo. Al Mortirolo erano stanziati per l’inverno pattuglie veloci di sciatori per effettuare colpi di mano denominate gruppo Alta Valle-Sciatori Adamello. E’, questo, un passo strategico perché a cavallo fra Valtellina e Valcamonica e consente di tenere sotto controllo il passaggio verso il Tonale, e quindi l’Alto Adige e la via per l’Austria e la via per la Svizzera e il passo dello Stelvio. Estremamente importanti sia per i repubblichini, per l’ultima resistenza (ridotto alpino valtellinese), che per i tedeschi in ritirata. E’ un luogo già fortificato e usato dagli alpini durante la prima guerra e consente i rifornimenti aerei da parte degli alleati.

20 febbraio 1945 nasce suo figlio, Silvio. La sera stessa lo infagotta e mettendolo sotto la sua giacca lo porta a casa presentandolo ai suoi genitori. Questa situazione lo amareggia: il parroco più volte richiesto non ha mai consentito di sposarlo (lui è un fascista convinto e chiede che prima del matrimonio religioso sia fatto quello civile ma questo sarebbe equivalso alla cattura di Geni). Pensa anche di consegnarsi ai fascisti per poter regolarizzare le cose ma viene dissuaso dal padre di Maria e dai compagni.

Il 21 febbraio si unisce al suo gruppo. Il C12 lascia gli accantonamenti del Barech dove sono stati dai primi di dicembre e prima ancora, da metà settembre ’44 in Val Brandet e si porta in Guspessa. Il 23, venerdì, si scontrano con un plotone della 3a Compagnia del 63° battaglione della legione Tagliamento rinforzato da una squadra mitraglieri. E’ una fase della prima battaglia del Mortirolo che è chiamata battaglia del Padrio.

22-27 febbraio 1945 si svolge la prima battaglia del Mortirolo. Le forze impegnate contro i partigiani sono costituite dalla 1a compagnia del 63° battaglione della Tagliamento rinforzata da elementi di un reparto tedesco di mortai da 81 mm; 2a compagnia rinforzata da uomini della 4a compagnia del 1° battaglione della Tagliamento, appoggiati da una squadra tedesca con mortai da 81 mm e da due squadre di uomini armati di “pugni corazzati” (una forza complessiva di altri 150 uomini). L’azione viene sospesa il 27 febbraio.

In marzo tutte le forze partigiane vengono concentrate nella zona del Mortirolo. Il 9 e il 10 marzo anche il C12 si sposta dalla Guspessa al Mortirolo.

A partire dal 10 aprile inizia la seconda battaglia del Mortirolo denominata azione Mughetto che avrebbe dovuto spazzare le forze partigiane. I combattimenti sono duri e vedono impegnati 220 partigiani delle divisioni Fiamme Verdi Schivardi e Tosetti contro 2000 uomini delle forze nazifasciste costituiti dal 1° e 63° battaglione della Tagliamento, due compagnie della 5a brigata nera mobile “Quagliata”, in seguito si aggiungerà anche il 1° battaglione del 2° reggimento S.S. italiano; appoggerà l’azione, fino al 14 aprile, una batteria tedesca su tre pezzi da 105/14.. I combattimenti continuano fino alla fine di aprile. Ormai sono gli ultimi sussulti che termineranno con la fine delle ostilità in data 2 maggio.

21 marzo 1945: Geni muore. Il Comandante del C19, Tiù (Citroni Achille di Ponte di Legno) annota nel suo diario alla data del 21 marzo: “…settimana di scalogna questa, stamane è morto Geni per appendicite acuta”. Era da qualche giorno ricoverato all’infermeria, nell’Albergo Alto, appunto per appendicite. Nella notte sul 21, tormentato dalla sete, mentre nessuno lo vede, mangia il ghiaccio della borsa che tiene sul ventre. Contro la tremenda emorragia che sopravviene, il medico non può più fare nulla. Il padre, avvisato, sale al Mortirolo ma arriva troppo tardi. Geni è morto raccomandando il proprio figlio e Maria ai compagni. Viene sepolto vicino alla chiesetta di S. Giacomo. Il giorno 13 di maggio, a guerra finita, viene traslato a Cortenedolo. La bara viene lasciata per qualche tempo nella casa dei genitori, Maria (la sua donna), Bonina (la sorella maggiore) e la mamma la scoperchiano per vederlo l’ultima volta,… ma questa è un’altra storia. Nello stesso giorno, con tutti gli onori, viene sepolto nel cimitero di Cortenedolo.

Nel registro dei Defunti della Parrocchia alla data 21 marzo 1945 si legge: Calvi Luigi di Luigi (Luisecc) e di Pedrotti Maria nato il 19.02.1926 di anni 19 deceduto per un attacco di peritonite sul Mortirolo dove trovavasi in qualità di partigiano. E’ stato seppellito provvisoriamente lassù. Il giorno 13 maggio 1945 dopo l’ufficiatura collettiva di altre 14 salme a Edolo fu trasportato a Cortenedolo e dopo l’ufficiatura fu seppellito nel Cimitero locale.

L’avviso stilato dai partigiani riporta:

Fiamme Verdi – 1a Divisione “Tito Speri”

Fiamma verde Calvi Luigi

Caduto per malattia contratta in servizio sulle montagne che vedevano la sua dura fatica di patriota – Mortirolo, 21 marzo 1945