IL TRITTICO DEL LAGOSCURO
dipinto da Edoardo Nonelli

Era di questi tempi, l’agosto dello scorso anno.
Si parlava sul terrazzo di casa di sogni e progetti. Edoardo diceva di avere nel cuore un ritratto di Madonna da donare alla chiesetta di
Lagoscuro. La suggestione, forte, lo spingeva ad immaginare quale Madonna avrebbe potuto vegliare su quelle creste. E così ci venne sulle
labbra, senza pensarci, Madonna della porta del cielo. Poi dal discorso a due, un pensiero, un ricordo, una suggestione, una preghiera ….
abbiamo ricostruito il senso di quel nome e il percorso sotterraneo dell’intuizione: una Madonna in un luogo così carico di storia, così alto e
arduo, è doppiamente porta del cielo. Porta del cielo allo scalatore che si inerpica in cerca di altezze e di orizzonti ampi e solitari e porta del
cielo per l’anima assetata di infinito e di divino.
Oggi, un anno dopo, l’opera è compiuta. La Madonna è pronta per il suo primo viaggio verso il Lagoscuro, accompagnata dal ricordo della
Messa al Campo Alpina e della figura di Giovanni Faustinelli. Dalla terra al cielo il percorso degli occhi sulla tela: dal colore della terra,
dall’azzurrità intensa che raccoglie gli scarponi ancora caldi di fatica, attraverso i corpi della madre e del bambino, si giunge al cielo mosso
da gonfie nuvole. Sul manto, che raccoglie e fonde toni caldi e freddi, terra e cielo insieme, attraverso innumerevoli pieghe, la storia del
luogo.
Gli scarponi appena abbandonati, i candidi fiori di cerastum, appena colti sul ripido sentiero e tra le mani del piccolo Gesù, la chiesetta e la
piccozza, l’una protetta dal suo braccio, l’altra alzata in segno di trionfo: simboli felici di un percorso compiuto.
Sopra il sorriso della Madonna, che sembra riposare con il braccio abbandonato su un immaginario sofà, lo sguardo obliquo, quasi
ammiccante, i nastri colorati, intrecciati nei capelli, dono di chi conosce l’asprezza e il coraggio del sacrificio.
Per arrivare là dove la Madonna si porge, la strada è lunga e tormentosa, gli occhi abbandonano la sicurezza della terra per guardare in sù, alla
ricerca continua di un equilibrio dinamico, di un alternare l’appoggio allo slancio.
Al culmine del narrare sta il triangolo luminoso dove la luna fuga le tenebre dalle forme paurose e apre alla luce.

Articolo di : Rosa Persini