dongiuseppecarozzimodDon Carozzi fu l’artefice del salvataggio degli ebrei croati “confinati liberi” all’Aprica durante la seconda guerra mondiale.

Giuseppe era nato a Motta di Villa nel 1918, era stato ordinato sacerdote nell’agosto del 1940, dopo aver studiato al Seminario Lombardo di Roma. Poiché conosceva perfettamente la lingua tedesca, fu nominato Cappellano degli operai in Germania (aprile 1941), ma non potè neppure iniziare la sua missione, in quanto si presentarono i segni della malattia che lo portarono ad una morte prematura nel 1955 a Roma. Rimase dunque all’Aprica, dove potè conoscere la comunità ebraica che vi si stabilì a partire dai primi del 1942, in fuga dagli Ustascia collaborazionisti della Germania nazista e alleati dell’Italia fascista. Uomo di grande cultura, come tutte le fonti raccontano, strinse sicuramente rapporti cordiali con i croati ebrei, tra i quali si trovavano numerosi professionisti e intellettuali. Si può immaginare che tra i responsabili della comunità ebraica e don Carozzi frequenti fossero i discorsi sull’andamento e l’evoluzione della guerra, che ormai dal ’42 lasciava intravedere il suo esito. Fu così che, dopo l’annuncio dell’armistizio tra Italia e Alleati (8 settembre 1943), il sacerdote mise a disposizione degli ebrei tutta la rete delle sue conoscenze per favorirne l’espatrio in Svizzera, unica area di salvezza nell’Europa nazificata. Don Carozzi riuscì a coinvolgere nella catena di solidarietà il brigadiere Bruno Pilat, comandante dei carabinieri dell’Aprica, presso i quali gli ebrei dovevano recarsi quotidianamente a segnalare la propria presenza. Anche il comandante della guardia di finanza di Tirano, il capitano Leonardo Marinelli si schierò dalla parte dei perseguitati, favorendone l’espatrio, nei giorni immediatamente dopo l’armistizio, quando la frontiera di Piattamala rimase incustodita. La maggior parte dei profughi, tuttavia, riuscì a passare il confine passando per Bratta, dove il parroco don Cirillo Vitalini, avvisato da don Carozzi, li accolse e li rifocillò, per affidarli successivamente ai suoi bravi montanari contrabbandieri, che li guidarono fin sopra Campocologno.

Anche don Carozzi dovette fuggire in Svizzera, dove lo troviamo sicuramente dal giugno del ’44; qui venne reclutato dal Generale Tancredi Bianchi, Addetto militare della Regia Legazione d’Italia a Berna e rimase con quel comando fino al maggio del ’45, organizzando missioni e viaggiando come corriere da e per l’Italia.