Nativo di Temù, classe 1922, insieme allo zio Raffaele Menici aderì al gruppo partigiano dell’alta Valle in contatto con la 54ª brigata Garibaldi. Arrestato il 13 ottobre 1944 dai tedeschi, fu recluso nella prigione di Edolo insieme alla madre e alla sorella (il padre, funzionario prefettizio, riuscì a sfuggire alla cattura). In casa sua furono trovati alcuni documenti che dimostravano la sua adesione alle bande partigiane.

Il 10 novembre 1944 Zefferino scrisse l’ultima lettera al padre, chiedendogli perdono per il dolore arrecatogli con le sue azioni e pregando Dio che gli concedesse “la santa e completa rassegnazione i suoi imperscrutabili disegni”. Dopo aver recitato il rosario con la madre nella cella del carcere, lo stesso giorno fu ucciso a rivoltellate nello scantinato della prigione. La notizia della morte raggiunse il padre attraverso la lettera: colpito da collasso, anche Lorenzo Ballardini morì all’ospedale di Breno il 19 novembre, dopo quattro giorni di agonia. La sorella Idilia, arrestata con lui, fu internata nel lager di Gries (Bolzano).