Nel 1941, già in piena guerra, ma prima che tedeschi e italiani favorissero la presa del potere degli Ustascia di Ante Pavelic, i Neufeld erano una bella famiglia della middle class croata, ben amalgamata in un crogiuolo di svariati gruppi etnici e religiosi (ebrei, cattolici, ortodossi, zingari, comunisti). Dal 6 aprile 1941, con la formazione dello Stato indipendente di Croazia, iniziò la politica di “pulizia etnica”, con la cattura, la deportazione e lo sterminio di tutti coloro che non erano croati cattolici fascisti. Edo Neufeld, avvocato ebreo, fu catturato e deportato a Gospic, assieme ad altri avvocati e ad intellettuali serbi, a sud-ovest di Zagabria, dove ebbe la fortuna di restare quando il campo passò sotto la giurisdizione italiana. Da qui riuscì ad allontanarsi, pagando e corrompendo, per arrivare a Susak, la cittadina sotto amministrazione italiana, dove già si erano rifugiate la moglie Albina Spiller e le figlie Lea (16 anni) e Vera (7 anni). A Susak furono tutti arrestati, Edo trovò il modo di rientrare nella zona italiana, ma qui, nel tentativo di corrompere un poliziotto perchè favorisse il passaggio nella zona italiana della moglie e della piccola Vera, fu nuovamente incarcerato, prima a Fiume poi a Padova per cinque lunghi mesi, durante i quali imparò l’italiano per difendersi. Fu prosciolto e, dopo cinque settimane, liberato e inviato all’Aprica. Nel frattempo, Albina e le figlie erano vissute a Susak, dove la piccola Vera, ogni giorno, attraversava il ponte sul fiume che portava a Rijeka, dove frequentava la scuola statale! Finita la scuola, Albina, Lea e Vera raggiunsero il papà ad Aprica, dove Vera fece in tempo a frequentare la scuola allestita dalla piccola comunità ebraica. Edo però si era ammalato gravemente, necessitava di cure specialistiche, così ottenne di trasferirsi a Sondrio con la famiglia, vicino all’ospedale civile. Trovò alloggio in affitto presso la splendida Villa Tavelli, proprio di fronte alla sede della prefettura, dove quotidianamente doveva recarsi per notificare la sua presenza sul territorio. Qui l’8 settembre colse la famiglia Neufeld. Partirono per la Svizzera il 12 settembre, accompagnati dal giovane Vito Chiaravallotti, amico di Lea, e da alcuni passatori, che li abbandonarono in quota, dopo averli derubati. Vito, inesperto dei sentieri di montagna, tornò a valle per cercare aiuto e quando ritornò nel luogo convenuto non trovò più nessuno. Fortunatamente i Neufeld, dopo quattro tentativi, erano riusciti a passare in Svizzera da Campocologno, dove le guardie li avevano accolti con un cestino colmo di uva.
Associazione Courage to Care – Sidney Le fotografie mostrano i componenti dello spazio allestito in onore dei “salvatori degli ebrei in Aprica”

Didascalia Persone nella foto da destra: BIANCA PILAT ALAN POLETTI NADA MATIC BEGOVIC, aveva 5/6 anni all’Aprica YVETTE YOUNG da Johannesburg, figlia di Iva Federbusch VITO CHIARAVALLOTTI in primo piano con il bastone dietro a lui VERA NEUFELD con BRANKO GAVRIN