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Il paese, che si trova sulla importante strada di collegamento con la Valtellina, divenne uno dei centri di maggiore importanza della Resistenza camuna sia nel periodo appena seguente l’armistizio, sia, soprattutto, a partire dalla primavera del 1944.
All’inizio di ottobre un piccolo gruppo di persone (tra cui Antonio Schivardi, Clemente Tognoli e Bortolo Rodondi) si riunì nella casa canonica alla presenza del parroco, don Alberto Donina, per incontrarsi con Romolo Ragnoli, inviato da Brescia con il compito di prendere contatto con renitenti e sbandati. Più tardi, a partire dal mese di novembre, iniziarono collegamenti regolari con il Comando delle Fiamme Verdi a Cividate Camuno.
I giovani del paese soggetti alla leva si dimostrarono assai restii a rispondere al richiamo alle armi, tanto che l’8 febbraio 1944 il capo della provincia Gasparo Barbera lamentava che su 29 giovani delle classi 1924 e 1925 soggetti alla leva solo quattro si erano presentati e invitava il podestà a prendere i provvedimenti del caso, cominciando dal ritiro delle tessere alimentari ai capifamiglia per arrivare, se necessario, alla confisca dei beni e all’arresto.
Nel territorio del paese, a partire dal maggio 1944, i gruppi C 12 e C 15 delle Fiamme Verdi si stabilirono, rispettivamente sulle pendici del Monte Padrio e nelle vicinanze della frazione Santicolo per portarsi, nel corso dell’estate, prima a Remont e, dopo la morte di Antonio Schivardi, a Tremonti e in Val Brandet.
Il rapporto di solidarietà tra la popolazione e i partigiani, quasi tutti del paese o delle località vicine, fu particolarmente forte, se il segretario comunale, in una lettera del 16 giugno 1944 al segretario federale del Pfr, denunciava che «il fascio locale, che conta quattro aderenti, non può funzionare», tanto più che la popolazione «si mostra refrattaria a tutto quanto sa di fascismo».
Atteggiamento che venne confermato il 10 marzo 1945 dal Nucleo investigativo della legione Gnr “Tagliamento” che, in una relazione inviata al Comando della stessa legione, osservava che «la quasi totalità dei componenti delle bande sono valligiani di questi paesi» e che alcuni fattori (tra cui il patriottismo, il riallacciarsi alla tradizione militare alpina, l’assumere e svolgere compiti propri delle autorità civili) «hanno influito sin qui ad orientare la generale simpatia di queste popolazioni per le Fiamme Verdi».
In paese dal 17 febbraio 1945 si stanziò nelle scuole comunali la 3ª compagnia del 63° Btg. della legione “Tagliamento”, impegnata nelle battaglie del Monte Padrio, di Guspessa e del Mortirolo. Poco dopo si stabilì nei locali della colonia alpina una sezione dell’Upi, che operò in paese numerosi arresti, tra cui quelli di Giovanni Venturini (Tambìa) e Gregorio Canti, che vennero interrogati e torturati, e infine trasferiti a Edolo, dove furono fucilati l’11 aprile insieme a Vittorio Negri, Giovanni Scilini e Vitale Ghiroldi.
Il 26 aprile i 36 militi della “Tagliamento” ancora in paese si arresero e, il giorno seguente, i punti strategici della strada per l’Aprica vennero controllati e presidiati dagli insorti del paese. Durante la notte con uno scontro armato, in cui cadde Luigi Marniga, venne respinta una compagnia della Gnr proveniente da Santicolo.
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