Ferruccio Lorenzini nacque a Pegognaga (Mantova) il 6 dicembre 1885, partecipò alla guerra italo-turca del 1911 in Libia. Promosso capitano durante la prima guerra mondiale, fu gravemente ferito mentre era alla guida del 207° reggimento Fanteria, ricevendo per il suo eroismo ben due medaglie – una d’argento e una di bronzo – al valor militare. Venne promosso al grado di tenente colonnello e si trasferì a Desenzano del Garda. Dopo l’8 settembre 1943, nonostante i suoi 58 anni, decise di stabilirsi nei pressi di Polaveno e dove iniziò la sua attività resistenziale. L’8 dicembre 1943 il suo gruppo di 25 uomini si trovava in bassa Val di Scalve nella zona di Terzano, vicino alle cascine di Pratolungo, dove venne accerchiato da 150 militi delle Brigate Nere guidati da alcune spie locali. Dopo due ore di combattimento si contavano tra i partigiani cinque morti e quattordici catturati; altri cinque partigiani furono presi nei giorni successivi a Darfo. Nel capoluogo camuno, Lorenzini fu picchiato e trascinato nudo dietro una camionetta in pubblico, quindi trasferito insieme agli altri prigionieri nel carcere di Brescia, dove a seguito del processo venne fucilato il 31 dicembre 1943, assieme a Giuseppe Marino Bonassoli, Renè Renault, Costantinos Jourgiu.

È stato insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria.