tosetti

 

 

 

 

 

 

Nato in provincia di Modena nel 1900, sposato con quattro figli, dal 15 ottobre 1941 fu comandante della stazione dei carabinieri di Edolo.

All’indomani dell’8 settembre 1943, essendo in contatto con i partigiani della zona, compì azioni di informazione e raccordo con le forze partigiane, cercando di evitare gli arresti dei ribelli, informandoli dei rastrellamenti fascisti; favorì inoltre la fuga di molti renitenti alla leva. Insieme a tutti i carabinieri al suo comando, il 25 giugno 1944 passò nelle file delle Fiamme Verdi. Nominato comandante della brigata FF.VV. Schivardi (C11), fece parte dapprima del gruppo Sciatori Adamello e poi del Comando della zona dell’Alta Valcamonica. Dimostrò grandi capacità di comando e si distinse in numerose azioni, che ne fecero uno dei più coraggiosi e prestigiosi partigiani camuni. Nel settembre 1944 occupò per circa venti giorni la cittadina di Ponte di Legno, mettendo in fuga l’intero presidio della GNR del paese. Nella prima battaglia del Mortirolo (febbraio 1945), con pochi uomini respinse per tre volte di attacchi dei militi della legione “Tagliamento”, infliggendo numerose perdite ai nemici e costringendoli alla fuga. Attorno alla metà di marzo 1945 partì con una pattuglia verso Aprica, per prendere contatto con alcuni collaboratori; durante la missione riuscì a disarmare un gruppo di tedeschi. Alle 15.00 del 19 marzo 1945, tornando in Mortirolo, una delle bombe che teneva nello zaino esplose, uccidendolo sul colpo.

Il giorno successivo fu sepolto davanti alla chiesa di San Giacomo in Mortirolo.

È stato insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria.

Fonte: http://www.fiammeverdibrescia.it/personaggi/tosetti-luigi/

testo-originale

testo-originale

UNA FIAMMA VERDE A SUO COMANDANTE

(Tosetti Luigi) (Berti)

Ti rivedo ancora, caro comandante, come se ti avessi or ora lasciato. Il tuo ricordo è in me: e in tutti quelli che ti hanno conosciuto, perenne perché di noi tutti, indubbiamente, tu fosti il migliore. Il tuo esempio fu per noi incitamento, fede, decisione; sprezzo del pericolo, doti di cui noi tutti serberemo ricordo imperituro. Quando ci dicesti sin troppo abbiamo atteso, non esitammo oltre a seguirti, e poco dopo scendevano le Fiamme Verdi che al comando di Tino e Schivardi, (il nostro caro Tonino) che con te oggi gode la gloria eterna, per condurci su quei monti, che tu tanto avevi amato, il dado era tratto. D’allora quando cammino, quanto freddo, quanta fame, rischi e pericoli, ma tu sempre avanti, in testa la dove maggiore era il pericolo, alla ricerca di quel nemico che tanto odiavi, tanto odiavamo. Quando con te qualche volta mi son, per una cosa, e l’altra, lamentato la tua risposta era: “Insistere e Resistere”, era il tuo motto, il motto della nostra bella Brigata, per cui tu, tutto te stesso hai dato. Nessuno ti ha mai fermato, nemmeno il pensiero della tua famiglia, dei tuoi figli che tanto, tanto amavi. Prima della famiglia c’è la patria prima siamo ribelli, poi padri. Quando venivano a trovarti, o noi si scendeva a valle ad incontrarli era per te grande festa, ma purtroppo breve, poiché bisognava tornare lassù; il distacco dai tuoi cari era penoso, specie da Luciano che era il tuo preferito e quando da poco lasciabili ci inoltravamo nel bosco cominciavi a prendertela con le lenti degli occhiali che s’appannavano, ma sebbene volevi darmi ad intendere il contrario capivo lo stesso che ciò non dipendeva altro che da lacrime belle e buone. Con tutto ciò hai continuato a resistere, dandomi così l’esempio più grande e più completo. Sopra ogni cosa hai voluto la Patria, e così sei rimasto lassù su quel Mortirolo che tu stesso scegliesti come campo di battaglia, su quel Mortirolo ove tu cogliesti, la tua vittoria più grande. Sei rimasto lassù vigile sentinella di quei monti che tu stesso hai scelto a fine di creare una delle più belle battaglie del ribellismo italiano. La tua mancanza ha lasciato in noi tutti la costernazione, ed il dolore più grande, non ci fu ciglia che non ebbe a versare lacrime su quella grande sventura che così duramente ci colpiva, togliendoti al nostro affetto; e in quel momento un’umile preghiera sorse dai nostri cuori. SIGNORE FATE CHE L’ANIMA SUA RIPOSI IN PACE: COSÌ SIA. Emilio Sincovich