
La vicenda si svolge nella primavera 1944. In quei giorni sulle montagne di Valle Camonica trovano casa i “ribelli” che in alta Valle Camonica si concentrano nella zona della Val Saviore e della Val Rabbia di Sonico. Zazza, frazione di Malonno, si trova a metà strada fra queste due zone, ed è area di transito nei collegamenti l’una e l’altra.
A Zazza è arrivato da poco come parroco don Giovanni Battista Picelli. Il giovane, nativo di Losine, proviene dalla congregazione dei Padri Oblati Giuseppini di Asti; suo fratello maggiore, don Giacomo, sacerdote diocesano, è morto da poco e i genitori hanno chiesto a Giovanni Battista di chiedere temporaneamente la sua assegnazione in Valle per averlo più vicino e per allontanarlo dai pericoli di bombardamento delle città.
A Zazza Padre Picelli conosce Giuseppe Gelmi, giovane sposato da poco, padre di un figlio, con un figlio in arrivo, da poco congedato.
La mattina del 20 maggio in paese si presentano gli uomini della banda Martha, chiamati dal popolo “gli Sbindacc”. Si tratta di una formazione nazifascista creata allo scopo di destabilizzare la zona. Il gruppo chiede informazioni sui gruppi ribelli dichiarando di voler aggregarsi a loro. Don Picelli li accoglie, offre loro il pranzo. Nel tardo pomeriggio i banditi tornano e fermano tre giovani, fra i quali Giuseppe Gelmi. Li interrogano, ma i ragazzi riescono a scappare. Ne segue il disordinato ammassamento della popolazione del paese in un androne, culminante nell’inseguimento di don Picelli che muore nei campi appena sotto il paese. La madre veglierà il figlio fino a notte, riparando il suo corpo dalla pioggia, cosa che le vale il titolo di “pietà con l’ombrello”.
Nel corso del rastrellamento che si svolge nel corso dei giorni successivi Giuseppe Gelmi viene intercettato ed è a sua volta ucciso.
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IL PERCORSO