[fusion_builder_container hundred_percent=”no” equal_height_columns=”no” menu_anchor=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”center center” background_repeat=”no-repeat” fade=”no” background_parallax=”none” enable_mobile=”no” parallax_speed=”0.3″ video_mp4=”” video_webm=”” video_ogv=”” video_url=”” video_aspect_ratio=”16:9″ video_loop=”yes” video_mute=”yes” overlay_color=”” video_preview_image=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” margin_top=”” margin_bottom=”” padding_top=”20px” padding_right=”” padding_bottom=”20px” padding_left=””][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ layout=”1_1″ spacing=”” center_content=”no” hover_type=”none” link=”” min_height=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”left top” background_repeat=”no-repeat” border_size=”0″ border_color=”” border_style=”solid” border_position=”all” padding=”” dimension_margin=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=”” last=”no”][fusion_imageframe image_id=”13389″ style_type=”none” stylecolor=”” hover_type=”none” bordersize=”” bordercolor=”” borderradius=”” align=”none” lightbox=”no” gallery_id=”” lightbox_image=”” alt=”” link=”” linktarget=”_self” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””]https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/Don-Picelli-monumentomemoriaBN.jpg[/fusion_imageframe][fusion_tabs design=”classic” layout=”horizontal” justified=”yes” backgroundcolor=”” inactivecolor=”” bordercolor=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=””][fusion_tab title=”CENNI DI STORIA” icon=””]
[showhide type=”pressrelease” more_text = “I luoghi della storia di Don Picelli” less_text = “Nascondi”] [huge_it_gallery id=”39″] [/showhide]
La vicenda si svolge nella primavera 1944. In quei giorni sulle montagne di Valle Camonica trovano casa i “ribelli” che in alta Valle Camonica si concentrano nella zona della Val Saviore e della Val Rabbia di Sonico. Zazza, frazione di Malonno, si trova a metà strada fra queste due zone, ed è area di transito nei collegamenti l’una e l’altra.
A Zazza è arrivato da poco come parroco don Giovanni Battista Picelli. Il giovane, nativo di Losine, proviene dalla congregazione dei Padri Oblati Giuseppini di Asti; suo fratello maggiore, don Giacomo, sacerdote diocesano, è morto da poco e i genitori hanno chiesto a Giovanni Battista di chiedere temporaneamente la sua assegnazione in Valle per averlo più vicino e per allontanarlo dai pericoli di bombardamento delle città.
A Zazza Padre Picelli conosce Giuseppe Gelmi, giovane sposato da poco, padre di un figlio, con un figlio in arrivo, da poco congedato.
La mattina del 20 maggio in paese si presentano gli uomini della banda Martha, chiamati dal popolo “gli Sbindacc”. Si tratta di una formazione nazifascista creata allo scopo di destabilizzare la zona. Il gruppo chiede informazioni sui gruppi ribelli dichiarando di voler aggregarsi a loro. Don Picelli li accoglie, offre loro il pranzo. Nel tardo pomeriggio i banditi tornano e fermano tre giovani, fra i quali Giuseppe Gelmi. Li interrogano, ma i ragazzi riescono a scappare. Ne segue il disordinato ammassamento della popolazione del paese in un androne, culminante nell’inseguimento di don Picelli che muore nei campi appena sotto il paese. La madre veglierà il figlio fino a notte, riparando il suo corpo dalla pioggia, cosa che le vale il titolo di “pietà con l’ombrello”.
Nel corso del rastrellamento che si svolge nel corso dei giorni successivi Giuseppe Gelmi viene intercettato ed è a sua volta ucciso.
[/fusion_tab][fusion_tab title=”BIOGRAFIE” icon=””] DON GIOVAN BATTISTA PICELLI GELMI GIUSEPPE [/fusion_tab][fusion_tab title=”MAPPA” icon=””]
Qui forniamo un’anteprima della posizione di questo sentiero, per contestualizzarlo puoi cambiare la tipologia di mappa nell’angolo alto-destro dell’interfaccia della stessa (su dispositivi mobili è necessario mettere la mappa a tutto schermo per visualizzare il pulsante), visualizzando toponimi e tutto ciò che ti serve per capire dove si trovi la linea evidenziata che rappresenta il sentiero rispetto a ciò che conosci.
Il cerchietto blu, se presente, indica la tua attuale posizione attraverso un sistema di geolocalizzazione, su smartphone è richiesto di attivare “GPS” o “Location” dalle impostazioni del sistema operativo, se avete visualizzato un errore durante il caricamento della pagina, dipende da quello.
[mapsmarker marker=”30″]
[/fusion_tab][/fusion_tabs][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container][fusion_builder_container hundred_percent=”no” equal_height_columns=”no” menu_anchor=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”center center” background_repeat=”no-repeat” fade=”no” background_parallax=”none” enable_mobile=”no” parallax_speed=”0.3″ video_mp4=”” video_webm=”” video_ogv=”” video_url=”” video_aspect_ratio=”16:9″ video_loop=”yes” video_mute=”yes” overlay_color=”” video_preview_image=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” margin_top=”” margin_bottom=”” padding_top=”20px” padding_right=”” padding_bottom=”20px” padding_left=””][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ layout=”1_1″ spacing=”” center_content=”no” hover_type=”none” link=”” min_height=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”left top” background_repeat=”no-repeat” border_size=”0″ border_color=”” border_style=”solid” border_position=”all” padding=”” dimension_margin=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=”” last=”no”][fusion_text] IL PERCORSO [/fusion_text][fusion_content_boxes layout=”icon-with-title” columns=”2″ title_size=”” title_color=”” body_color=”” backgroundcolor=”” iconcolor=”” icon_circle=”” icon_circle_radius=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” icon_size=”” icon_hover_type=”” hover_accent_color=”” link_type=”” link_area=”” link_target=”” icon_align=”left” animation_type=”” animation_delay=”” animation_offset=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ margin_top=”” margin_bottom=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=””][fusion_content_box title=”LA CASA DEL PARROCO” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/Casa-parrocchiale-di-Zazza-vista-est.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”Read More” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] “Don Picelli è probabilmente nei pressi del campanile dove lo impegna la sistemazione di una scala. Lo avvicina una formazione di quattro uomini malvestiti e sporchi. (…) Le fonti dirette non riferiscono se in questo momento fossero armati. Il gruppo si presenta come formazione di ribelli alla ricerca delle bande partigiane a cui unirsi. Chiede informazioni su come contattare i gruppi della montagna, sui collegamenti che in paese è possibile individuare allo scopo. Il sacerdote si scusa dichiarando di non avere contatti a riguardo, si giustifica spiegando che è in frazione da poco tempo, che non conosce ancora molti dei giovani, lontani per la guerra, per lavoro o perché si nascondono. E’ possibile che la sua timidezza sia stata interpretata come imbarazzo, in un primo momento. Ma quello tra il prete e gli uomini della banda è un incontro tra giovani, e in questi contesti di solito Don Battista si muove con meno difficoltà. Forse invitato a farlo, forse di sua spontanea volontà, considerato l’orario, accompagna il gruppo in casa ed offre loro da mangiare, trattenendosi a parlare. E’ probabile che i militi ne abbiano approfittato per fare domande, per parlare di politica. (…) E’ probabile che Don Battista, resosi conto della situazione, abbia spostato il discorso su argomenti più pratici, concreti, domestici, magari ponendo domande su provenienza ed esperienze personali degli interlocutori. (…) Terminato il pasto il gruppo lascia la casa. Rimasti soli mamma Margherita invita il figlio alla prudenza, a diffidare. Quelle facce non le sono piaciute.” Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”. [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”LA CASA DI GIUSEPPE” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/la-casa-di-Giuseppe-in-alto-il-terrazzino-della-fuga.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] “Giuseppe fa avanti e indietro dalla porta di casa, lì di fronte, per guardare il suo bambino nella culla, mentre dentro la moglie sbriga le faccende domestiche. I tre parlano a lungo con gli estranei, ad alta voce, tanto che Caterina, dalla cucina, riesce a cogliere alcune frasi. Comprende cosa stanno chiedendo, sente il tono che si fa più alto, minaccioso e insistente. Si affaccia alla porta e fa segno al marito di entrare. (…) Appena entrato sbarra la porta col catenaccio e sale, con la moglie e il figlio, all’ultimo piano, entra in camera da letto, dove nell’armadio custodisce una pistola. La prende, la carica e dichiara alla moglie l’intenzione di sparare ai soldati dalla finestra. La donna lo sconsiglia, lo invita a riporre l’arma. Concordano la fuga di lui dal terrazzo verso il tetto. Lei, affacciata, resta a guardarlo con il bambino in braccio, finché non lo vede più. Dal terrazzino, che guarda ad ovest, si sentono lontane le voci dei soldati, che si sono accorti della porta sbarrata ed hanno cominciato ad urlare, a dare pugni e calci contro l’uscio, a sparare per aria. Caterina scende le scale ed apre il portoncino. I soldati le sono addosso. Nessun rispetto né per lei, che viene strattonata e schiaffeggiata, né per il bambino, contro il quale puntano la mitra. Vogliono sapere dov’è Giuseppe. La moglie nega di esserne a conoscenza. Minacciano e continuano a picchiare.” Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”. [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”ALLA FONTANA DI ZAZZA” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/la-fontana-davanti-alla-casa-di-Giuseppe.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””]”Appoggiati al muro della fontana, poco oltre il bivio che scende da Comparte, ci sono Giuseppe Gelmi e Lorenzo Ruggeri. E’ un incontro casuale, dovuto alla geografia dei luoghi e al fatto che le voci dei due giovani che chiacchieravano erano facilmente percepibili. I due iniziano a parlare con gli armati. Poco dopo al gruppo si unisce Domenico. (…) Il gruppo di armati si è infoltito. Ai due – tre dei primi momenti si sono aggiunti altri, che probabilmente non avevano avuto fortuna nel corso della loro perlustrazione. I militi si posizionano di fronte ai tre, schierati a semicerchio; le domande si fanno minacce, le canne dei mitra si alzano. I ragazzi cominciano ad intuire che non si tratta di partigiani. Sono renitenti alla leva ed immaginano si tratti di un rastrellamento: un atto atipico, visto che mancano cinque giorni alla scadenza del bando. Il rischio è l’arruolamento coatto e la spedizione in Germania, o nei campi di concentramento o nelle caserme di formazione del nuovo esercito di Salò. Sono ipotesi che spaventano, comunque molto lontane dalla reale valutazione del rischio. Giuseppe finisce di rollare il tabacco nella cartina, ferma la sigaretta con la lingua e si dirige verso casa, dichiarando che va a prendere i fiammiferi.” Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”.[/fusion_content_box][fusion_content_box title=”IL CAMPANILE POLLAIO” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/il-campanille-pollatio.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] “Don Battista entra nel pollaio, la mamma è lì accanto che lavora. Contemporaneamente nel volto sopra la casa qualcuno si ricorda che fra gli obiettivi dell’azione era compresa anche una seconda visita al sacerdote. I soldati bussano violentemente alla porta chiusa ma non ottengono risposta. Si spostano a sud della casa e controllano senza risultati, la finestra della cucina, protetta da un’inferriata. Da qui alla porta della chiesa la distanza è breve. E’ probabile che un paio di militi siano entrati in S. Antonio per cercare il sacerdote, siano saliti all’altare e abbiano guardato in sagrestia. Quindi, tornati sul sagrato, si siano ricordati del campanile, nei pressi del quale la mattina avevano incontrato Don Battista. Per raggiungerlo fiancheggiano il muretto che delimita a monte il brolo. Da qui vedono la mamma, probabilmente a distanza, e le chiedono del figlio. (…) La breve conversazione, con buona probabilità gridata, venne intesa dal sacerdote che, sentendosi chiamato, uscì dal pollaio, o avanzò verso il centro del brolo, rendendosi visibile. (…) Il sacerdote esce dalla zona d’ombra in cui si trova e si dirige verso i soldati che lo cercano. Per motivi non chiari i militi sparano un colpo di mitra. La pallottola colpisce il sacerdote al polmone e lo trapassa da parte a parte. (…)Ora il sacerdote inizia la sua disperata corsa nei campi di frumento, cadendo più volte, rialzandosi, scavalcando altre recinzioni.” Fonte: Ricci G, “Versò il vino, spezzò il pane” [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”IL LUOGO DELLA MORTE DI DON PICELLI” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/i-monumenti-sul-luogo-della-morte-di-don-Picelli.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] Gli ultimi istanti di vita di Don Picelli furono confortati dalla presenza di Caterina Gelmi che interpreta le sue ultime parole chi lè i copa come segno di consapevolezza della fine che si avvicina. In realtà è probabile si sia trattato di un avviso: “stai attenta, quelli ammazzano!”. Il sacerdote spira prima che i militi, che ora se la prendono calma, lo raggiungano. Agli occhi della perpetua il gruppo sfoga sul cadavere il proprio disprezzo: lo spogliano dell’orologio, che va in premio a chi lo ha colpito, lo schiaffeggino, lo colpiscono alla tempia con il calcio del mitra. I realtà la formazione si limita a verificarne il decesso e depreda la vittima come era abitudine solita allora. (…) [Mamma Margherita] si inginocchia a fianco del figlio, la aiutano a prenderlo in grembo, riempiendo il grembiule e il campo di sangue. Quel campo non verrà mai più coltivato: ancora oggi una fascia di prato separa due orti della stessa famiglia. Dopo poco inizia a piovere, il gruppo si sgrana, qualcuno recupera un ombrello che porta alla mamma. Margherita proteggerà il figlio per tutto il tempo dell’acquazzone vegliandone il corpo. E’ l’immagine della Pietà con l’ombrello (…). Quando spiove una delle donne procura una coperta con cui proteggere le spoglie del sacerdote e convince la madre a rincasare.” Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”. [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”IL LUOGO DEL RASTRELLAMENTO” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/Interno-del-luogo-del-rastrellamento.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] “Qui sono state raccolte altre persone incontrate per la strada: prevalentemente donne di ritorno dai campi o accorse richiamate dal rumore e i bambini. Spalle al muro vengono tenuti sotto tiro e minacciati di morte. Alle domande consuete sui partigiani si uniscono richieste relative a dove si sono nascosti i tre giovani fuggitivi. La mancanza di risposte è punita con le botte, che non risparmiano i vecchi. Solo il pianto dei bambini sembra, sulla base di una sola testimonianza, placare lievemente la tensione, facendo uscire dalle tasche una caramella. I racconti descrivono un’azione confusa, pasticciata, irrazionale, tutt’altro che professionale. La Banda dimostra incapacità di coordinamento, sembra priva di una guida riconosciuta come tale che dia direttive chiare da seguire. Non sembra esserci un vero obiettivo: non vogliono Giuseppe, o Lorenzo, o Domenico. Cercano qualcosa, qualunque cosa possa permettere l’aggancio con i partigiani e non sembrano disposti a fermarsi di fronte a nessuna risposta. Non credono a chi nega, se qualcuno dovesse ammettere finirebbe comunque male. A questo punto della storia la tensione è ai limiti, sembra quasi che nemmeno loro sappiano più esattamente cosa vogliono, tanto sono istintive e poco razionali le loro azioni. Bruciano la mancanza di risposte e l’evidenza dell’insuccesso, brucia la figuraccia di essersi appena lasciati scappare di mano scioccamente un gruppo sparuto di ragazzi, per giunta disarmati e inesperti.” Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”. [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”IL LUOGO DELLA MORTE DI GIUSEPPE GELMI” backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/La-croce-sul-luogo-della-morte-di-Gelmi-Giuseppe.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””] “I giovani cambiano meta e si indirizzano, superato un costone roccioso, sul ghiaione che porta al sentiero che sale da Berzo. L’intenzione è di avvicinarsi ad un avvallamento da seguire in direzione del fondovalle. Anche a causa della natura del terreno, ripido e sassoso, la formazione si sgrana in piccoli gruppi di due – tre persone. Nel corso della discesa Giuseppe accusa problemi ad una gamba; la vedova conferma che la caviglia era uno dei suoi punti deboli e che in un passato recente il marito aveva sofferto di storte e distorsioni. E’ possibile che la marcia a passo sostenuto sul suolo accidentato abbia favorito una nuova slogatura che ha ulteriormente rallentato il passo rispetto agli altri. I fuggiaschi vengono localizzati dalle pattuglie di rastrellamento nella zona dei Baitei, sopra la cascina di S. Antonio. (…) La formazione raggiunge Giuseppe che non reagisce, limitandosi a nascondersi. Uno dei soldati si avvicina e lo colpisce alla testa. Saranno vani (…) i tentativi della guardia boschiva che fa da guida ai soldati di convincere i militi che Giuseppe non è un partigiano, ma semplicemente un padre di famiglia del paese, forse renitente. Il gruppo armato (…) quindi, spogliato il cadavere di giacca, scarpe e oggetti di valore, se ne va.! Fonte: Ricci G. “Versò il vino, spezzò il pane”. [/fusion_content_box][fusion_content_box title=”IL MONUMENTO A DON PICELLI DEL 1946″ backgroundcolor=”” icon=”” iconflip=”” iconrotate=”” iconspin=”no” iconcolor=”” circlecolor=”” circlebordersize=”” circlebordercolor=”” outercirclebordersize=”” outercirclebordercolor=”” image=”https://www.grandeguerraeresistenza.it/wp/wp-content/uploads/2016/10/Monumento-don-Picelli-1946.jpg” image_width=”65″ image_height=”65″ link=”” linktext=”” link_target=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=””]”Il 17 novembre 1946 (…) la struttura da inaugurare era quella posta a poca distanza dalla porta d’ingresso in S. Antonio, sul muro di sostegno della strada, fortemente voluta da Don Egidio Franchini, assegnato provvisoriamente come cappellano alla comunità di Zazza. Il sacerdote, con l’appoggio della popolazione, in virtù della propria origine romana, ottenne il sostegno del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Ministro dell’Aeronautica, del Prefetto di Brescia. L’iniziativa parte chiaramente dalla parrocchia di Zazza con finalità commemorative del sacrificio di entrambe le vittime; non ha finalità di suffragio in senso esclusivo: la Santa Messa che sarà celebrata in quel giorno sarà dedicata non ai protagonisti della vicenda, che avranno una loro funzione il 20 novembre, ma ai familiari defunti degli offerenti.” Fonte: Ricci G, “Versò il vino, spezzò il pane”.[/fusion_content_box][/fusion_content_boxes][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container][fusion_builder_container hundred_percent=”no” equal_height_columns=”no” menu_anchor=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”center center” background_repeat=”no-repeat” fade=”no” background_parallax=”none” enable_mobile=”no” parallax_speed=”0.3″ video_mp4=”” video_webm=”” video_ogv=”” video_url=”” video_aspect_ratio=”16:9″ video_loop=”yes” video_mute=”yes” overlay_color=”” video_preview_image=”” border_size=”” border_color=”” border_style=”solid” margin_top=”” margin_bottom=”” padding_top=”20px” padding_right=”” padding_bottom=”20px” padding_left=””][fusion_builder_row][fusion_builder_column type=”1_1″ layout=”1_1″ spacing=”” center_content=”no” hover_type=”none” link=”” min_height=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” background_color=”” background_image=”” background_position=”left top” background_repeat=”no-repeat” border_size=”0″ border_color=”” border_style=”solid” border_position=”all” padding=”” dimension_margin=”” animation_type=”” animation_direction=”left” animation_speed=”0.3″ animation_offset=”” last=”no”][fusion_title margin_top=”” margin_bottom=”” hide_on_mobile=”small-visibility,medium-visibility,large-visibility” class=”” id=”” size=”1″ content_align=”center” style_type=”default” sep_color=””] I LUOGHI DELLA STORIA DI DON PICELLI [/fusion_title][/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]